Una società digitale libera - Cosa rende buona o cattiva l'inclusione digitale?
di Richard StallmanTrascrizione di una conferenza tenuta al Sciences Po Paris il 19 ottobre 2011. ( Video).
Indice
- Introduzione
- Sorveglianza
- Censura
- Formati di dati proprietari
- Software non libero
- Le 4 libertà del software libero
- Il progetto GNU e il movimento del Software Libero
- Software libero e istruzione
- Servizi Internet
- Computer per votare
- La guerra alla condivisione
- Sostenere l'arte
- Diritti nel cyberspazio
Introduzione
I progetti che hanno lo scopo dell'inclusione digitale partono da un importante presupposto. Si assume che la partecipazione nella società digitale sia positiva, ma ciò non è necessariamente vero. Fare parte di una società digitale può essere positivo o negativo, dipende da quanto questa società è giusta. Ci sono molte modalità con le quali la nostra libertà è attaccata dalla tecnologia digitale. La tecnologia digitale può peggiorare la situazione, e lo farà, a meno che non lottiamo per impedirlo.
Quindi, se abbiamo una società digitale ingiusta, dovremmo annullare i progetti per l'inclusione digitale, e lanciare progetti per l'estrazione digitale. Se la società digitale non rispetta la libertà delle persone, queste persone dovrebbero esserne tirate fuori. Oppure dobbiamo intervenire sulla società digitale affinché rispetti le libertà delle persone.
Sorveglianza
Quali sono le minacce? In primo luogo, la sorveglianza. I computer sono il sogno di Stalin: sono strumenti perfetti per sorvegliare, poiché possono archiviare ogni tipo di attività degli utenti. Le informazioni possono essere salvate in un archivio indicizzato, residente su un database centralizzato, ideale per ogni tiranno che intenda schiacciare le opposizioni.
La sorveglianza a volte è messa in atto dai nostri stessi computer. Ad esempio, se hai un computer con Microsoft Windows in esecuzione, quel computer ti sorveglia. Ci sono funzioni in Windows che inviano dati ad alcuni server a proposito dell'utilizzo del computer. Una funzione di sorveglianza è stata scoperta qualche mese fa sull'iPhone, ed alcuni hanno iniziato a chiamarlo “spy-phone”. Flash player ha ugualmente una funzione di sorveglianza, così come lo “Swindle” di Amazon. Il nome originale è Kindle, io preferisco chiamarlo swindle (truffa), poiché il suo scopo è quello di truffare gli utenti, privandoli della loro libertà. Obbliga gli utenti a identificarsi quando acquistano un libro, ciò significa che Amazon possiede una lunga lista dei libri letti da ogni utente. Una lista del genere non dovrebbe esistere in nessun luogo.
La maggior parte dei telefoni cellulari trasmette la loro posizione, calcolata grazie a sistemi GPS, su richiesta da parte di sistemi remoti. La compagnia telefonica accumula un'enorme lista di luoghi dove gli utenti sono stati. Un parlamentare tedesco del partito dei Verdi [correzione successiva: Malte Spitz è dello staff dei Verdi, ma non è un parlamentare] ha chiesto alla compagnia telefonica di fornirgli i dati a proposito dei luoghi dove lui stesso era stato. È stato costretto a citare la compagnia, ricorrere alla giustizia per ottenere queste informazioni. E quando le ha ottenute, ha ricevuto 44.000 posizioni geografiche per un periodo di sei mesi. Si tratta di più di duecento informazioni al giorno! Ciò significa che qualcuno potrebbe creare un'ottima schedatura delle attività di una persona, semplicemente osservando questi dati.
Possiamo impedire ai nostri computer di sorvegliarci, se abbiamo il controllo del software eseguito. Tuttavia, molti non hanno il controllo del software che eseguono. Il software non libero ha delle caratteristiche in sé malvagie, come la sorveglianza. Comunque, la sorveglianza non è solo attuata dai nostri computer, ma anche dagli intermediari. Ad esempio, gli ISP europei sono tenuti a conservare le informazioni sull'uso delle comunicazioni su internet per un lungo periodo, nel caso in cui, per qualunque ragione, lo Stato decida in seguito di investigare.
Anche se è possibile impedire a un telefono cellulare la trasmissione della posizione geografica, il sistema può rilevare approssimatamente la posizione geografica, confrontando il tempo di trasmissione del segnale a diversi ripetitori. Ne consegue che il sistema può sorvegliare gli utenti anche senza una particolare azione da parte del telefono cellulare.
Allo stesso modo funzionano le biciclette a noleggio nella città di Parigi. Ovviamente il sistema è a conoscenza sia del punto di ritiro della bicicletta, sia del punto di riconsegna. Sono a conoscenza del fatto che anche il percorso effettuato dalle biciclette viene tracciato. Quindi, non si tratta di un sistema di cui possiamo fidarci.
Ma vi sono anche sistemi che nulla hanno a che fare con noi che esistono solo a scopi di monitoraggio. Per esempio, nel Regno Unito tutto il traffico su strada è monitorato. I movimenti di ogni vettura vengono registrati in tempo reale e possono essere tracciati dallo Stato in tempo reale. Questo viene fatto per mezzo di telecamere ai lati delle strade.
Ora, l'unico modo che abbiamo per prevenire la sorveglianza indiretta o da parte di sistemi estranei è attraverso l'azione politica contro lo strapotere dei governi di poter tracciare e monitorare chiunque, ciò che naturalmente significa che non si deve tenere conto di alcun pretesto a cui possano aggrapparsi. Per mettere in pratica sistemi del genere, nessuna scusa è abbastanza valida – per monitorare tutti.
In una società libera, quando siamo in pubblico, l'anonimato non è garantito. E' possibile venire riconosciuti e ricordati da qualcuno. E in seguito quel qualcuno potrebbe dire di averci visto in un certo posto. Ma quella informazione è diffusa. Non è opportunisticamente confezionata per tracciare le azioni di chiunque e indagare su cosa ha fatto. Raccogliere quel tipo di informazione rappresenta un grosso lavoro, perciò viene fatto solo in circostanze particolari in cui sia necessario.
Tuttavia, la sorveglianza digitale rende possibile la centralizzazione e l'indicizzazione di tutte queste informazioni. Un regime ingiusto può trovarle, e scoprire tutto a proposito di tutti. Se un dittatore assume il potere, come potrebbe accadere ovunque, le persone si rendono conto di non poter comunicare con i dissidenti in un modo che permetta allo Stato di accorgersene. Ma se il dittatore dispone già di informazioni raccolte durante gli anni a proposito delle comunicazioni dei cittadini, è troppo tardi per qualunque precauzione. Infatti, questo dittatore ha già tutte le informazioni per giungere alla conclusione: «Se un dato cittadino ha parlato con un dissidente, forse è anch'egli un dissidente da arrestare e torturare».
Quindi, c'è bisogno di condurre immediatamente una campagna per mettere fine alla sorveglianza digitale. Non possiamo permetterci di aspettare che arrivi un dittatore per accorgerci che il problema è importante; e non serve una palese dittatura affinché i diritti umani siano messi in discussione.
Non definirei il Regno Unito una dittatura. Comunque, non si tratta neanche di un paese molto democratico, infatti la sorveglianza è un modo di schiacciare la democrazia. Qualche anno fa, un gruppo di persone stava andando ad una manifestazione di protesta, o almeno così credevano. Ma furono arrestati prima di poter scendere in piazza, poiché la loro auto era stata tracciata attraverso un sistema universale di tracciatura delle automobili.
Censura
La seconda minaccia è la censura. La censura non è una novità, esisteva ben prima che i computer venissero inventati. Ma 15 anni fa, pensavamo che Internet potesse proteggerci dalla censura, sfidandola. In seguito, la Cina e altri regimi chiaramente tirannici hanno compiuto grossi sforzi per imporre la censura su Internet. Noi abbiamo reagito affermando: «Che novità! Non è affatto sorprendente che governi come quelli mettano in atto tali comportamenti».
Ma oggi la censura è imposta in paesi che non vengono normalmente considerati delle dittature, come il Regno Unito, la Francia, la Spagna, l'Italia, la Danimarca...
Questi paesi dispongono tutti di un sistema che impedisce l'accesso ad alcuni siti internet. La Danimarca ha predisposto un sistema che blocca l'accesso ad una lunga lista di siti internet, che era tenuta segreta. I cittadini non dovevano sapere come il governo li stava censurando, ma la lista è stata scoperta e pubblicata su WikiLeaks. A quel punto, la Danimarca ha aggiunto WikiLeaks alla lista dei siti censurati. Quindi, il resto del mondo può rendersi conto di come i danesi siano censurati, ma i danesi stessi non possono farlo.
Qualche mese fa la Turchia, che dichiara di rispettare alcuni diritti umani, ha annunciato che ogni utente di internet avrebbe avuto la scelta tra essere censurato ed essere censurato ancora di più. Quattro diversi livelli di censura tra cui scegliere. Ma la libertà non rientra tra le opzioni.
L'Australia intendeva imporre filtri su Internet, ciò è stato impedito. Comunque, l'Australia ha un diverso sistema di censura: la censura dei link. Ciò significa che, se un sito internet australiano ha un link a qualche sito censurato al di fuori dell'Australia, il sito australiano può essere punito. Electronic Frontiers Australia, un'organizzazione in difesa dei diritti umani in ambito digitale in Australia ebbe a postare un link che puntava a un sito di politica straniero. Le fu ordinato di cancellare il link o pagare una sanzione di $11.000 al giorno. Quindi lo cancellarono, cos'altro avrebbero potuto fare? Questo è un sistema di censura parecchio rigido.
In Spagna le misure di censura che sono state adottate all'inizio di quest'anno permettono ufficialmente di chiudere in modo arbitrario un sito Internet in Spagna oppure di imporre dei filtri per bloccare l'accesso a un sito ospitato fuori dalla Spagna. Ed è possibile farlo senza alcun provvedimento giudiziario. Questa è stata una delle motivazioni del movimento degli Indignados, che manifestano in piazza.
Ci sono state manifestazioni di piazza anche in Turchia, dopo un annuncio simile, ma il governo si è rifiutato di cambiare la sua condotta politica.
E' necessario riconoscere che un Paese che imponga atti di censura su Internet non è un Paese libero. E non è neppure un governo giusto.
Formati di dati proprietari
Una ulteriore minaccia alla nostra libertà proviene dai formati dei dati che pongono restrizioni agli utenti.
Qualche volta succede a causa della segretezza dei formati. Esistono molti programmi che salvano i dati utente in un formato segreto, allo scopo di impedire all'utente di prendere quei dati e usarli con qualche altro programma. L'obiettivo è di prevenire l'interoperabilità.
Ora, evidentemente, se un programma implementa un formato segreto è perché il programma non è un software libero. Quindi questo è un altro tipo di caratteristica negativa. La sorveglianza è un genere di caratteristica negativa che si trova in alcuni programmi non liberi; utilizzare formati segreti per limitare gli utenti è un altro tipo di aspetto dannoso che si può trovare in alcuni programmi non liberi.
Però se abbiamo un programma libero che gestisce un certo formato, va da sé che quel formato non è segreto. Quel particolare tipo di caratteristica dannosa può solo esistere in un programma non libero. In teoria anche un programma libero potrebbe comprendere funzioni di sorveglianza, ma in pratica questo non accade perché gli utenti troverebbero un rimedio. Agli utenti la cosa non piacerebbe per cui la sistemerebbero.
In ogni caso, troviamo formati segreti di dati utilizzati per la pubblicazione di opere dell'ingegno. Si trovano formati segreti usati per audio, per esempio musica, per video, per libri... E questi formati segreti sono noti come Digital Restrictions Management (Gestione digitale delle restrizioni), o DRM, o manette digitali.
Così, i lavori sono pubblicati in formati segreti in modo che solo i programmi proprietari possano riprodurli, in modo che questi programmi proprietari esercitino la brutta caratteristica di limitare gli utenti, impedendo loro di fare qualcosa che sarebbe naturale fare.
E questo è messo in pratica addirittura da enti pubblici per comunicare con le persone. Ad esempio, la televisione pubblica italiana rende i propri programmi disponibili sul web in un formato denominato VC-1, che presumibilmente è uno standard, ma uno standard tenuto segreto. Non riesco ad immaginare come un'entità finanziata dal denaro pubblico possa giustificare l'utilizzo di un formato segreto per comunicare con i cittadini. Ciò dovrebbe essere illegale. In effetti, penso che ogni utilizzo del Digital Restriction Management dovrebbe essere illegale. A nessuna azienda dovrebbe esserne permesso l'uso.
Esistono anche formati non segreti, ma che presentano restrizioni simili a quelle presenti nei formati segreti, ad esempio in Flash. Flash non è un formato segreto, ma Adobe rilascia continuamente nuove versioni diverse, così velocemente che non è possibile produrre in tempo software libero capace di supportarle; ne consegue che gli effetti sono simili a quelli dei formati segreti.
Inoltre ci sono i formati brevettati, come il formato MP31 per l'audio. È male distribuire file audio in formato MP3! Esiste software libero in grado di gestire file MP3, di leggerli e di crearne di nuovi. Tuttavia, poiché il formato è brevettato in molti paesi, molti distributori di software libero non osano distribuire questi programmi; quindi se si tratta di sistemi GNU/Linux, questi sistemi non includono un lettore per gli MP3. Ne consegue che chiunque distribuisca musica in formato MP3 sta esercitando una pressione affinché GNU/Linux non venga utilizzato. Certo, chi è esperto può trovare un pacchetto di software libero e installarlo, ma molte persone non sono esperte, e queste persone osserveranno che hanno installato GNU/Linux (in una versione che non contiene quel software) e che non riescono a usarlo per leggere i file MP3, e daranno la colpa al sistema operativo senza immaginare che la colpa è invece del formato MP3. I fatti sono questi.
Perciò, se si vuole sostenere la libertà, non si devono distribuire files MP3. Ecco perché dico che se state registrando la mia conferenza e volete distribuirne delle copie, non fatelo in un formato coperto da brevetto come MPEG-2 o MPEG-4 oppure MP3. Usate un formato compatibile con i software liberi, come per esempio OGG oppure WebM. E, tra l'altro, se avete intenzione di distribuire copie della registrazione, per favore fornitele di licenza CC-Non opere derivate. Questa è un'espressione del mio punto di vista personale. Se questa fosse una lezione per un corso, se avesse scopi didattici, allora dovrebbe essere libera, ma l'enunciazione di opinioni è un'altra cosa.
Software non libero
Ora, questo mi porta ad un'altra insidia che proviene da software su cui l'utente non ha controllo. In altre parole: software che non è libero, libre come si direbbe in francese. La lingua francese è più esplicita dell'inglese in questo particolare punto. Il termine inglese free significa sia “libero” che “gratuito”, ma quando parlo di “software libero” (free software in inglese) non intendo “gratuito”. Non sto parlando di prezzi. Il prezzo è una questione secondaria, solo un dettaglio, perché non ha implicazioni etiche. Se io ho una copia di un programma e te la vendo a un euro o a cento euro, a chi importa? Perché qualcuno dovrebbe pensare che sia bene o male? O presumere che te l'abbia dato gratuitamente... ancora, chi se ne importa? Ma se questo programma rispetta o meno la tua libertà, quello sì che è importante!
Dunque il software libero è software che rispetta la libertà dell'utente. Che cosa vuol dire? Alla fine ci sono due possibilità con il software: o è l'utente che controlla il programma o è il programma che controlla gli utenti. Se gli utenti godono di certe libertà essenziali, allora sono loro che controllano il programma, e quelle libertà sono il metro di valutazione del software libero. Ma se gli utilizzatori non detengono completamente le libertà essenziali, allora il programma ha il controllo sugli utenti. Ma c'è qualcuno che controlla quel programma e, per suo tramite, ha potere sugli utenti.
Così, un programma non libero è uno strumento per dare a qualcuno potere su tante altre persone ed è un potere iniquo che nessuno dovrebbe mai avere. Ecco perché il software non libero, il software proprietario è una ingiustizia e non dovrebbe esistere: perché lascia l'utente senza libertà.
Inoltre spesso lo sviluppatore che ha il controllo sul programma ha la tentazione di inserire piccole funzioni maligne per ottenere vantaggi o abusare di quegli utenti. Viene tentato perché sa bene che può cavarsela impunemente: dal momento che il suo programma controlla gli utenti e non viceversa, se vi inserisce una funzione maligna gli utenti non sono in grado di metterla a posto, non possono togliere la funzione maligna.
Vi ho già parlato di due generi diversi di funzioni maligne: le caratteristiche di sorveglianza, come quelle che si trovano in Windows, nell'iPhone, nel Flash player e nello Swindle. Esistono anche funzioni restrittive per gli utenti, che lavorano con formati segreti di dati, e si trovano in Windows, Macintosh, nell'iPphone, Flash player, l'Amazon Swindle, la Playstation 3 e in tantissimi altri programmi.
L'altra tipologia di caratteristiche maligne è rappresentata dalle backdoor. Ciò significa che qualcosa in un certo programma attende comandi remoti per obbedire loro, e questi comandi possono danneggiare l'utente. Siamo a conoscenza di backdoor in Windows, nell'iPhone e nello Swindle Amazon. Lo Swindle ha una backdoor capace di rimuovere libri a distanza. Siamo a conoscenza di questo fatto per averlo direttamente osservato. Nel 2009 Amazon ha rimosso in modo remoto migliaia di copie di un libro in particolare. Si trattava di copie autorizzate, che la gente aveva ottenuto direttamente da Amazon, quindi Amazon sapeva esattamente dove trovarle: ecco come Amazon ha inviato le istruzioni per rimuovere questi libri. Sai che libro è stato cancellato da Amazon? 1984 di George Orwell. [risate] È un libro che chiunque dovrebbe leggere, poiché tratta di uno stato totalitario che metteva in pratica comportamenti come la cancellazione di libri non graditi. Chiunque dovrebbe leggerlo, ma non sullo Swindle di Amazon. [risate]
In ogni caso, funzioni maligne sono presente nella maggior parte dei programmi non liberi più usati, ma sono rare nel software libero, per il quale gli utenti mantengono il controllo: possono leggere il codice sorgente e possono modificarlo. Quindi, se c'è una funzione maligna, qualcuno la noterà prima o poi, e la correggerà. Ne consegue che chiunque intenda introdurre una funzione maligna non sarà tentato dall'uso del software libero, poiché sa bene che potrebbe cavarsela per un po', ma che prima o poi qualcuno se ne accorgerà, rimuoverà il difetto, e tutti perderanno credibilità nell'autore della backdoor. E non è bello sapere di essere destinati al fallimento. Ecco perché le funzioni maligne sono rare nel software libero, e comuni nel software proprietario.
Le quattro libertà del software libero
Le libertà essenziali sono quattro:
- Libertà 0 è la libertà di eseguire il programma come vuoi.
- Libertà 1 è la libertà di studiare il codice sorgente e modificarlo, in modo che il programma esegua i tuoi compiti nel modo che desideri;
- Libertà 2 è la libertà di aiutare gli altri. E' la libertà di fare delle copie esatte e distribuirle nei tempi che vuoi;
- Libertà 3 è la libertà di dare un contributo alla tua comunità: E' la libertà di fare delle copie delle tue versioni modificate, se ne hai fatte, e poi distribuirle agli altri quando desideri.
Tali libertà per essere congrue si devono applicare a tutte le attività della vita. Per esempio se si dice “questo è libero per uso accademico”, non è libero. Perché è troppo limitato. Non si applica a tutte le aree della vita. In particolare, se un programma è libero, ciò significa che può essere modificato e distribuito per uso commerciale, perché il commercio è un'area, un'attività della vita. E questa libertà deve essere applicata a tutti i tipi di attività.
Comunque, non è necessario mettere in atto nessuno di questi comportamenti. Il cuore della questione riguarda la libertà di metterli in atto se si desidera, quando si desideri. Ma non esiste mai un obbligo di farlo. Nessuno è tenuto ad eseguire un programma. Nessuno è tenuto a studiare o a modificare il codice sorgente. Nessuno è obbligato a fare delle copie. Non devi per forza distribuire delle versioni modificate. Il punto è che dovresti essere libero di farlo, se lo desideri.
La libertà numero 1, cioè la libertà di studiare e modificare per far sì che il programma funzioni come si desidera, include qualcosa che potrebbe non essere ovvio in un primo momento. Se il programma è commercializzato e uno sviluppatore può fornire un aggiornamento funzionante, devi poter essere in grado di far funzionare la tua versione su quel prodotto. Se il prodotto accetta solo le versioni provenienti dallo sviluppatore, e si rifiuta di eseguire le tue, l'eseguibile presente in quel prodotto non è software libero. Anche se è stato compilato a partire da codice sorgente libero, non è libero perché manca la libertà di far funzionare il programma come meglio si ritenga. Quindi, la libertà 1 deve essere effettiva, non soltanto teorica. Deve esserci la libertà di utilizzare la propria versione, non solo la libertà di creare del codice non funzionante.
Il progetto GNU e il movimento del Software Libero
Ho lanciato il movimento del Software Libero nel 1983, quando ho annunciato il piano di sviluppare un sistema operativo libero dal nome GNU. La denominazione GNU è un gioco, anche perché fa parte dello spirito hacker divertirsi anche quando si fa qualcosa di molto serio. Non credo ci sia niente di più serio e importante della difesa della libertà.
Ma ciò non significa che io non potessi dare al mio sistema un nome divertente. GNU è un gioco di parole perché è un acronimo ricorsivo: sta per “GNU is Not Unix”, GNU Non è Unix. Quindi la “G” sta per GNU.
In effetti, all'epoca, c'era una tradizione: chi scriveva un programma ispirandosi ad un altro programma, producendo qualcosa di simile al primo, riconosceva il merito del programma da cui si era ispirato dando al nuovo programma un nome con un acronimo ricorsivo, affermando che quel programma non era l'altro. Quindi, utilizzai Unix per le proprie caratteristiche tecniche, ma con il nome GNU, perché decisi di rendere GNU un sistema simile a Unix, con gli stessi comandi, le stesse chiamate di sistema, in modo da renderlo compatibile. In questo modo gli utenti di Unix potevano passare facilmente a GNU.
Ma il motivo principale per sviluppare GNU fu unico. Che io ne sappia, GNU è l'unico sistema operativo, che sia stato sviluppato con lo scopo della libertà. Non per motivazioni di ordine tecnico, né di ordine commerciale. GNU è stato scritto per la vostra libertà. Perché senza un sistema operativo libero è impossibile utilizzare un computer in completa libertà. Poiché questa libertà mancava, volevo che fosse garantita alla gente, quindi era arrivato il momento di scrivere questo sistema operativo.
Oggi GNU ha milioni di utenti, la maggior parte dei quali purtroppo non sa che sta utilizzando il sistema operativo GNU a causa della pratica, molto diffusa, di chiamare “Linux” il sistema completo. Spero che voi invece ci attribuirete i giusti meriti e chiamerete il sistema GNU+Linux o GNU/Linux, non è una richiesta eccessiva.
Ma c'è un altro motivo per farlo. La persona che ha scritto Linux, uno dei componenti del sistema in uso oggi, non è d'accordo con il movimento del software libero. Se chiami l'intero sistema Linux, stai conducendo le persone verso questa idea, e non verso la nostra. Poiché egli non dirà alle persone che si meritano la libertà. Si limita a dire che preferisce il software pratico, attendibile, potente. Sta dicendo alla gente che questi sono i valori più importanti.
Al contrario, se dici che il sistema è GNU+Linux – il sistema operativo GNU più il kernel Linux – allora sapranno di noi, e potrebbero ascoltare la nostra opinione. Ti meriti la libertà, e la libertà sarà persa se non la difendiamo – ci sarà sempre un Sarkozy pronto a portarla via. C'è bisogno di insegnare alla gente a pretendere la libertà, di essere pronti a lottare per la propria libertà ogni volta che qualcuno minaccia di metterla in discussione.
Quindi, puoi immediatamente identificare chi non vuole parlare di queste idee di libertà: questi non parlano di software libero. Preferiscono usare il termine “open source”. Questo termine è stato coniato da persone come il signor Torvalds, che preferiscono che queste tematiche etiche non emergano. Quindi, il modo in cui puoi aiutarci a farle emergere è usare il termine “libero”. La tua posizione dipende da te, sei libero di dire quello che pensi. Se sei d'accordo con loro puoi dire open source. Se sei dalla nostra parte, mostralo dicendo “libero”.
Software libero e istruzione
L'aspetto più importante riguardo al software libero è che nelle scuole si deve impiegare esclusivamente software libero ad uso didattico. In tutti i livelli scolastici dall'asilo all'università, è responsabilità morale della scuola introdurre all'utilizzo del solo software libero nel processo educativo, e in tutte le altre attività formative, comprese quelle in cui si afferma di diffondere l'alfabetizzazione digitale. In molte di queste attività si insegna l'utilizzo di Windows, il che significa che si insegna ad essere dipendenti. Insegnare alla gente a usare software proprietario è inculcare dipendenza, e l'ambito educativo non deve mai fare ciò che sta agli antipodi della sua missione. Le attività didattiche hanno una missione sociale: formare buoni cittadini per una società forte, capace, cooperativa, indipendente e libera. E, in ambito informatico questo ha un solo significato: insegnare software libero. Mai avviare all'utilizzo di programmi proprietari che equivale ad addestrare alla dipendenza.
Perché pensate che alcuni sviluppatori di software proprietario offrano copie gratis alle scuole? Vogliono che le scuole rendano dipendenti i ragazzi. E in seguito, quando si laureano, sono ancora dipendenti e si sa che le aziende non offriranno più loro copie gratuite. Poi alcuni di loro trovano lavoro e vanno a lavorare per le aziende. Non più così tanti di loro, ma alcuni sì. E a queste compagnie non vengono certo offerte copie gratis. Oh, no! L'idea è che se è la scuola a portare gli studenti verso il cammino di una dipendenza permanente, loro possono trascinarsi dietro nella dipendenza il resto della società. Ecco il piano! E' come rifornire le scuole gratis di siringhe piene di eroina, dicendo: «Datela ai vostri studenti, la prima dose è gratis». Una volta che sviluppi dipendenza, devi pagare. Bene, come la scuola rifiuterebbe la droga perché non è giusto insegnare agli studenti a usare sostanze che provocano dipendenza, così deve rifiutare l'impiego di software proprietario.
Qualcuno dice: «Facciamo in modo che le scuole insegnino sia software libero che proprietario, cosicchè gli studenti prendano confidenza con entrambi». Questo è come dire: «Diamo a pranzo ai ragazzi sia tabacco che spinaci, così si abituano». No! La scuola deve dare buone abitudini, non negative! Quindi non ci dovrebbe essere Windows in una scuola, nè Macintosh, niente di proprietario in campo educativo.
Ma anche per il bene di educare i programmatori. Vedete, c'è gente che ha un talento per la programmazione. Ragazzini sui dieci-tredici anni, di solito, ne sono affascinati e se usano un programma, vogliono sapere: «Come funziona questo?». Ma quando lo chiedono all'insegnante, se è proprietario, l'insegnante deve dire loro: «Mi dispiace, ma è segreto, non c'è modo di scoprirlo». Il che significa una proibizione all'istruzione. Un programma proprietario è nemico dello spirito dell'educazione. E' conoscenza negata, di conseguenza non dovrebbe essere tollerata nella scuola, nemmeno se nella scuola ci fossero tante persone a cui non importasse nulla della programmazione e non volessero studiarla. Ancora, essendo nemico dello spirito educativo, non dovrebbe trovarsi nella scuola.
Invece se il programma è libero, il docente può spiegare quello che sa e anche distribuire copie del codice sorgente, dicendo: «Leggete e capirete tutto». E quelli che ne subiscono il fascino sul serio, lo leggeranno eccome! E questo darà loro l'opportunità di iniziare ad apprendere come essere dei bravi programmatori.
Per imparare ad essere un buon programmatore, hai bisogno di distinguere che certi modi di scrivere codice, anche quando hanno senso e sono corretti formalmente, non sono buoni perché altre persone potrebbero avere dei problemi a comprenderli. Il buon codice è codice chiaro su cui altri lavoreranno facilmente quando dovranno fare ulteriori modifiche.
Come si impara a scrivere codice buono e chiaro? Lo si fa leggendo un sacco di codice e scrivendo un sacco di codice. Solo il software libero offre l'opportunità di leggere il codice dei programmi di grandi dimensioni che usiamo davvero. E poi devi scrivere tanto codice, ossia devi scrivere cambiamenti in grandi programmi.
Come si impara a scrivere buon codice per programmi grandi? Devi cominciare dal piccolo, il che non significa un programmino, oh, no! Le sfide del codice per i programmi grandi non cominciano neanche a farsi vedere nei piccoli programmi. Il modo in cui si comincia dal piccolo nello scrivere codice per grandi programmi è nello scrivere piccole variazioni nei programmi grandi. E soltanto il software libero ti permette di fare questo.
Quindi, se una scuola vuole offrire la possibilità di imparare a essere un bravo programmatore, è necessario che sia una scuola con software libero.
Ma c'è un motivo più profondo, quello dell'educazione morale, dell'educazione alla cittadinanza. Per una scuola, insegnare fatti e competenze non è abbastanza, essa deve insegnare lo spirito della buona volontà, l'attitudine ad aiutare gli altri. Quindi, ogni classe dovrebbe avere questa regola: «Studenti, se portate il software in classe, non potete tenerlo per voi, dovete condividerne delle copie con il resto della classe, inclusi il codice sorgente, nel caso in cui qualcuno sia interessato a studiarlo. Poiché questa classe è un luogo in cui la conoscenza è condivisa, portare del software proprietario in classe non è permesso». La scuola è tenuta a fornire il buon esempio. Deve quindi fornire solo software libero e condividerne copie, incluso il codice sorgente, con chiunque desideri delle copie all'interno della classe.
Chiunque tra voi abbia una connessione con una scuola dovrebbe intervenire ed esercitare pressione su quella scuola affinché adotti software libero. E dovete essere risoluti. Potrebbero volerci anni, ma il successo è possibile se non vi arrendete. Cercate alleati tra gli studenti, il corpo docente, il personale, i genitori, chiunque! E parlatene sempre come di una questione etica. Se qualcuno vuole deviare la discussione parlando dei vantaggi e degli svantaggi pratici, nei fatti sta ignorando il problema più importante. Dovete rispondergli: «Non si tratta di come insegnare meglio, si tratta di come impartire una buona formazione anziché una cattiva. Si tratta del modo di insegnare in modo giusto anziché in modo sbagliato, non semplicemente di come essere un po' più o meno efficaci». Quindi non lasciatevi distrarre da questi aspetti di importanza secondaria, ignorando quello che importa veramente!
Servizi internet
Passando oltre, ci sono due problematiche che sorgono dall'utilizzo dei servizi internet. Una di queste è che il server potrebbe abusare dei tuoi dati, un'altra è che potrebbe assumere il controllo del tuo computer.
Le persone sono già a conoscenza della prima problematica. Ne sono consapevoli, se fornisci dati ad un servizio internet, esiste il problema dell'uso che ne viene fatto. Alcuni esempi? Il servizio potrebbe perdere i dati, potrebbe cambiarli, potrebbe rifiutarsi di recuperare i dati. E potrebbe mostrare i dati a qualcun altro, anche se non sei d'accordo. Quattro diverse possibilità.
Adesso, sto parlando dei dati che consapevolmente hai fornito ad un sito. Naturalmente, molti di questi servizi potrebbero anche sorvegliarti.
Prendiamo ad esempio Facebook. Gli utenti mandano grosse quantità di dati a Facebook, e uno degli aspetti negativi di Facebook consiste nel mostrare molti di quei dati a molta altra gente, e pur offrendo impostazioni per dire “no”, potrebbero non funzionare veramente. Dopo tutto, se dici «Qualcun altro può vedere questa informazione», uno di questi altri potrebbe renderla pubblica. Ora, non è una mancanza di Facebook, non potrebbero far nulla per prevenire questo, però dovrebbe mettere sull'avviso le persone. Invece di dire «Condividi questo con la cerchia dei tuoi cosiddetti amici», dovrebbe dire «Ricordati che i tuoi cosiddetti amici non sono veramente tuoi amici, e se vogliono metterti nei guai potrebbero rendere pubblico questo». Tutte le volte, dovrebbe ripeterlo, se vogliono comportarsi in modo etico con le persone.
Siccome tutti gli utenti affidano volontariamente i loro dati a Facebook, Facebook raccoglie attraverso i dati sulle attività in rete delle persone tramite vari metodi di sorveglianza. Ma quella è la prima minaccia; per ora sto parlando dei dati che le persone sanno che stanno dando a questi siti.
La perdita di dati è qualcosa che potrebbe sempre succedere per caso. Tale possibilità è sempre presente, non importa quanto si stia attenti. Pertanto, è necessario conservare più copie dei dati importanti Se lo fai, allora, anche se qualcuno dovesse decidere di cancellare i tuoi dati deliberatamente, non ti danneggerebbe più di tanto, perché ne avresti altri esemplari.
Quindi, fintanto che si mantengono copie multiple, non ci si deve preoccupare troppo che qualcuno possa perdere i vostri dati. Cosa possiamo dire della possibilità di riaverli indietro? Ebbene, alcuni servizi consentono di recuperare tutti i dati che hai inviato, altri no. I servizi Google permetteranno all'utente di riprendere i dati che l'utente ha inserito al loro interno. Facebook, notoriamente, no.
Ovviamente, nel caso di Google, questo si applica solo ai dati che l'utente sa che Google ha. Anche Google esercita parecchia sorveglianza, e quei dati non sono inclusi. Ma comunque, se si possono avere nuovamente i dati, allora si potrebbe controllare se sono stati alterati. E non è molto probabile che si mettano ad alterare i dati delle persone se la gente ha modo di capirlo. Così forse possiamo mantenere un controllo su quel particolare tipo di abusi.
Purtroppo, l'abuso di visualizzare i dati a qualcuno a cui non vogliamo che siano mostrati è molto diffuso ed è quasi impossibile per noi evitarlo, soprattutto se si tratta di una società americana. Vedete, la legge dal nome più ipocrita che ci sia nella storia degli Stati Uniti, il cosiddetto Patriot Act, dice che la polizia del Grande Fratello può raccogliere quasi tutti i dati che le aziende possiedono sugli individui. Non solo le aziende, ma anche altre organizzazioni, come le biblioteche pubbliche. La polizia può ottenere questo in massa, senza neanche andare in tribunale. Ora, in un paese che era fondato su un'idea di libertà, non c'è nulla di più antipatriottico di questo. Ma questo è quello che hanno fatto. Quindi non si deve mai affidare dati ad una società statunitense. E dicono che filiali estere di società statunitensi sono soggette allo stesso modo a questo, per cui l'azienda con cui avete a che fare direttamente può essere in Europa, ma se è di proprietà di un'azienda americana dovrete affrontare lo stesso problema.
Tuttavia, questo è essenzialmente un problema quando i dati che si sta inviando al servizio non sono da rendere pubblici. Ci sono alcuni servizi in cui si pubblicano cose. Naturalmente, se si pubblica qualcosa, sai che chiunque può essere in grado di vederlo. Quindi, non c'è modo che possano danneggiarti, mostrandolo a qualcuno che non avrebbe dovuto vederlo. Non c'è nessuno che non avrebbe dovuto vedere se lo pubblichi. Quindi, in questo caso il problema non sussiste.
Così questi sono quattro problemi derivati da questo pericolo primario di abuso dei nostri dati. L'idea del progetto Freedom Box sarebbe che tu avessi il tuo proprio server a casa tua, e qualora tu volessi fare qualcosa in remoto lo faresti con il tuo server, e la polizia dovrebbe ottenere un mandato da un giudice per rintracciare il tuo server. In questo modo avresti gli stessi diritti di cui godresti tradizionalmente nel mondo reale.
Il punto qui e in molte altre questioni è che nel momento in cui iniziamo a fare cose nel mondo digitale anziché fisicamente non dovremmo perdere nessuno dei nostri diritti, poiché la tendenza generale è che perdiamo diritti.
In sostanza, la legge di Stallman dice che, in un'epoca in cui i governi lavorano per le mega-corporations invece di rendere conto ai loro cittadini, ogni innovazione tecnologica può essere sfruttata per ridurre la nostra libertà. Perché ridurre la nostra libertà è ciò che questi governi vogliono fare. Quindi la domanda è: quando ne hanno l'occasione? Be', ogni cambiamento che avviene per qualche altra ragione è un'occasione possibile, e sapranno approfittarne se questo è il loro generale desiderio.
Un altro problema con i servizi internet è che possono prendere il controllo delle vostre elaborazioni, e non è molto noto. Ma è sempre più comune. Ci sono servizi che offrono di elaborare i dati da voi forniti al vostro posto – cose che si dovrebbero fare sul proprio computer ma vi invitano a lasciare che sia il computer di qualcun altro a fare il lavoro di calcolo per voi. E il risultato è che si perde il controllo su di esso. E' esattamente come se fosse stato utilizzato un programma non libero.
Due scenari differenti, ma che conducono allo stesso problema. Se fate il vostro lavoro al computer con un programma non libero – bene, gli utenti non controllano il programma non libero, è lui che controlla gli utenti, voi compresi. Così avete perso il controllo sul lavoro al computer che state facendo. Ma se fate i vostri calcoli nel suo server – bene, i programmi che lo fanno sono quelli che lui sceglie. Non si può toccarli nè vederli, sicché non avete alcun controllo su di loro. Egli ha il controllo su di essi -forse.
Ma se questi programmi sono software libero, la persona che li esegue ha controllo su di essi, a meno che non stia eseguendo un programma proprietario sul server, in questo caso qualcun altro ha il controllo sulle elaborazioni effettuate sul server. Né lui, né voi avete il controllo.
Ma immaginiamo che questa persona installi un programma libero. Egli acquisisce controllo sulle elaborazioni effettuate sul proprio computer, ma non tu. Quindi, in nessuno dei due casi hai il controllo. Il solo modo di avere controllo sopra il lavoro che fai è attraverso la tua copia del programma libero.
Questa pratica è denominata “software come servizio”. Significa eseguire un certo lavoro con i tuoi dati sul server di qualcun altro. E non sono a conoscenza di nulla che possa rendere questa pratica accettabile. Si tratta sempre di qualcosa che ti priva della tua libertà, l'unica soluzione è quella di rifiutare. Ad esempio, esistono server che eseguono traduzioni o eseguono sistemi di riconoscimento vocale, e tu stai permettendo loro di controllare questa attività di elaborazione. Ciò non dovrebbe mai accadere.
Ovviamente, stiamo fornendo loro dei dati su noi stessi che non dovrebbero avere. Immagina di conversare con qualcuno attraverso un sistema di riconoscimento vocale basato sul principio “software come servizio”, effettivamente in esecuzione su un server di proprietà di un'azienda. Questa compagnia viene a conoscenza delle informazioni scambiate durante la conservazione. Se è un'azienda statunitense ciò significa che anche il Grande Fratello ne verrà a conoscenza. Questo non è positivo.
Computer per votare
La prossima minaccia alla nostra libertà in una società digitale è usare i computer per votare alle elezioni. Non ci si può fidare dei computer per questo scopo, perché chi controlla il software in quei computer ha il potere di perpetrare frodi non dimostrabili.
Le elezioni sono una situazione particolare perché non ci si può fidare ciecamente di alcuna delle parti coinvolte. Tutto deve essere controllato e ricontrollato da altri, affinché sia impossibile che qualcuno possa da solo manomettere i risultati, perché se qualcuno lo potesse fare ci sarebbe il rischio che lo facesse davvero. Quindi i nostri sistemi di voto tradizionali sono stati progettati in modo da non dover riporre fiducia totale in alcuno: tutti venivano controllati da altri e nessuno poteva barare facilmente. Ma se si introduce nelle procedure un programma, questo è impossibile.
Come ci si può accertare che una macchina conti onestamente i voti? Bisognerebbe studiare il programma che viene eseguito da questa macchina durante le elezioni, cosa che nessuno può fare e che comunque pochi saprebbero fare. Ma anche gli esperti che saprebbero farlo non possono farlo mentre le persone votano: lo dovrebbero fare in anticipo, e a quel punto non potrebbero essere certi che il programa che hanno studiato sia il medesimo che è in funzione mentre gli elettori votano; potrebbe essere stato modificato.
Ora, se questo programma è proprietario, significa che è sotto il controllo di un'azienda. L'autorità che vigila sulle elezioni non può nemmeno sapere cosa fa il programma. E allora questa azienda potrebbe falsare le elezioni. Esistono accuse che questo sia realmente accaduto negli Stati Uniti, e che i risultati elettorali siano stati manomessi, nel corso dell'ultimo decennio.
E se il programma è libero? Ciò fa sì che l'autorità elettorale che possiede la macchina usata per le elezioni detenga il controllo sul software che vi è installato. Ne consegue che l'autorità elettorale potrebbe manipolare le elezioni. Non puoi fidarti neanche di loro. Non puoi fidarti di nessuno quando si tratta di elezioni, il motivo è che gli elettori non possono in nessun modo verificare che il loro voto sia stato correttamente contato, né essere sicuri che nessun falso voto sia stato aggiunto.
In altre attività umane si può in genere riconoscere se qualcuno stia cercando di truffarti. Supponi di acquistare qualcosa da un negozio. Tu ordini qualcosa, magari fornendo il tuo numero di carta di credito. Se il prodotto non arriva, puoi protestare e, se hai una buona memoria, puoi accorgertene se il prodotto non arriva. Non ti stai affidando ciecamente al negozio, perché puoi verificare. Tuttavia, per quanto riguarda le elezioni, non puoi farlo.
Una volta ho visto un articolo in cui qualcuno descriveva un sistema teorico per il voto basato su complesse basi matematiche, in modo che gli elettori possano controllare l'effettivo conteggio dei loro voti, anche se il voto di tutti gli altri sarebbe rimasto segreto. In base a questo sistema potevano anche verificare che nessun voto falso fosse stato inserito. È stato molto interessante, una matematica avanzata; ma anche se la matematica è corretta ciò non significa che il sistema sia accettabile. Ad esempio, supponi di votare attraverso internet, utilizzando una macchina zombie. La macchina potrebbe dirti che ha inviato un voto a favore di A, mentre nei fatti lo ha inviato a favore di B. Chi può sapere se te ne accorgerai mai? In pratica, l'unico modo di verificare il funzionamento e l'onestà di questi sistemi è attraverso anni di lavoro, in pratica decenni, di riprovare e verificare in altri modi cosa è successo effettivamente.
Non vorrei che il mio paese fosse il pioniere in questo. Usate la carta per votare. Siate certi che ci siano schede elettorali che possano essere ricontate.
Nota del relatore, aggiunta in seguito
Il voto remoto via Internet ha un pericolo sociale inevitabile: c'è sempre il rischio che un datore di lavoro vi dica: «Voglio vederti votare per il candidato C, fallo dal computer del mio ufficio mentre ti guardo». Non deve nemmeno dire esplicitamente che vi licenzierà se non obbedite. Questo rischio non è basato su un problema tecnico e quindi non si può evitare migliorando la tecnologia.
La guerra alla condivisione
Un altro pericolo per la nostra libertà viene dalla guerra alla condivisione.
Uno degli enormi vantaggi della tecnologia digitale è che è facile copiare opere pubblicate e condividere queste copie con gli altri. La condivisione è una cosa positiva, e con la tecnologia digitale, la condivisione è facile. Così, milioni di persone condividono. Coloro che traggono profitto avendo potere sulla distribuzione di queste opere non vogliono farci condividere. E poiché si tratta di aziende, i governi traditori della loro gente che lavorano per l'Impero delle mega-corporations cercano di accontentare queste imprese, vanno contro il loro stesso popolo stando dalla parte delle imprese, degli editori.
E questo non è affatto positivo. Con l'aiuto dei governi, le aziende hanno condotto una guerra alla condivisione proponendo una serie di misure crudeli e draconiane. Perché propongono misure crudeli e draconiane? Perché nessun provvedimento minore può avere efficacia: quando una cosa è bella e facile, la gente la fa. L'unica maniera di fermarla è essere molto cattivi. Così ovviamente la loro risposta è cattiva, cattiva, e sempre più cattiva. Hanno persino cercato di citare in giudizio degli adolescenti per centinaia e centinaia di dollari – cosa piuttosto cattiva. E hanno cercato di fare in modo che la tecnologia si rivoltasse contro di noi, DRM, ossia manette digitali.
Tuttavia tra la gente c'erano anche dei bravi programmatori che hanno trovato il modo di spezzare le manette. Per esempio, i DVD originariamente erano stati progettati per avere i film criptati in un formato di crittografia segreta, e l'idea era che tutti i programmi per decifrare il video sarebbero stati proprietari e con manette digitali. Sarebbero stati tutti progettati per limitare gli utenti. E il loro piano ha funzionato bene per un po'. Ma poi alcune persone in Europa hanno capito la crittografia e hanno pubblicato un programma libero che era in grado effettivamente di riprodurre il video su un DVD.
Le società di film non lasciarono cadere la questione. Andarono al Congresso degli Stati Uniti e comprarono una legge che rendeva quel software illegale. Gli Stati Uniti hanno inventato la censura del software nel 1998, con il Digital Millennium Copyright Act [DMCA]. Così la distribuzione di quel programma libero fu vietata negli Stati Uniti. Purtroppo la tendenza non si è fermata con gli Stati Uniti. L'Unione Europea adottò una direttiva del 2003 richiedendo leggi simili. La direttiva dice solo che la distribuzione commerciale deve essere vietata, ma quasi tutti i paesi della Unione Europea hanno adottato una legge più dura. In Francia, il semplice possesso di una copia di tale programma è un reato punito con la reclusione, grazie a Sarkozy. Io credo che sia stato fatto dalla legge DADVSI. Credo che sperasse che con un nome così impronunciabile, la gente non sarebbe stata in grado di criticarla. [risate]
Allora, le elezioni sono vicine. Chiedete ai candidati dei partiti: avete intenzione di abrogare la DADVSI? Se no, non supportateli. Non ci si deve arrendere alla perdita di territorio morale per sempre. Dovete lottare per recuperarlo.
Quindi, stiamo ancora lottando contro le manette digitali. Lo Swindle di Amazon è dotato di manette digitali per privare i lettori di libertà tradizionali come: dare un libro a qualcun altro, o prestarglielo. Si tratta di un atto sociale di importanza vitale. Il prestito dei libri permette la costruzione di una comunità di lettori. Amazon non vuole che sia possibile prestare i propri libri gratuitamente. Poi c'è la questione della vendita dei propri libri, magari ad una libreria dell'usato. Non puoi fare neanche questo.
Per un po', è sembrato che i DRM fossero scomparsi dalla musica, ma adesso stanno risorgendo grazie ai servizi streaming come Spotify. Questi servizi richiedono tutti dei client proprietari, lo scopo è quello di ammanettare digitalmente gli utenti. Rifiutateli! Hanno già apertamente mostrato di non essere affidabili, dicendo «Puoi ascoltare tutta la musica che vuoi», salvo poi affermare «Ah, no! Puoi solo ascoltare musica per un limitato numero di ore al mese». Il problema non sta nella bontà o malvagità, giustizia o ingiustizia di un determinato cambiamento, il punto è: queste imprese hanno il potere di imporre qualunque tipo di cambiamento nelle politiche. Non lasciamo che abbiano questo potere. Dovresti essere in grado di avere la tua copia di tutta la musica che vuoi ascoltare.
Veniamo al successivo assalto alla nostra libertà: HADOPI, cioè una punizione basata sull'accusa. Ciò è iniziato in Francia, ma lo stesso principio è stato esportato in molti paesi. Gli Stati Uniti oggi vorrebbero avere questa politica così ingiusta nei trattati di libero sfruttamento. Qualche mese fa, la Colombia ha adottato questo tipo di politica ascoltando ordini dai propri padroni a Washington. Ovviamente, quelli a Washington non sono i veri padroni, sono solo coloro che controllano gli Stati Uniti per conto dell'Impero. Ma sono anche quelli che impongono la loro volontà alla Colombia per conto dell'Impero.
In Francia, da quando il Consiglio Costituzionale ha obiettato quando si trattava di punire la gente senza processo, hanno inventato una forma di processo che non è un vero e proprio processo, solo una pantomima dello stesso, così possono far finta che la gente abbia un processo prima della pena. Ma in altri paesi dove ciò non è importante, si tratta di punizione esplicita basata solo sull'accusa. Ciò significa che, nell'interesse della loro guerra alla condivisione, sono pronti ad abolire i principi base della giustizia. Ciò mostra quanto sia profonda la loro avversione alla libertà e alla giustizia. Non si tratta di governi legittimi.
E sono sicuro che salteranno fuori altre idee cattive, perché queste persone sono pagate per sconfiggere il popolo, costi quel che costi. Quando lo fanno, dicono sempre che tutto ciò è nell'interesse degli artisti, che devono “proteggere” i “creatori”. Si tratta di termini propagandistici. Sono convinto che il motivo per cui amano così tanto il termine “creatore” è un riferimento ad una divinità. Vogliono farci credere che gli artisti sono super-uomini, che meritano privilegi speciali e potere su di noi. Non condivido questo approccio.
Nei fatti, i soli artisti che traggono beneficio da questo sistema sono le star. Gli altri artisti sono schiacciati al suolo dai meccanismi di queste aziende. Queste società trattano molto bene le star, perché queste ultime hanno un certo potere. Se una star minaccia di cambiare azienda, l'azienda dice: «Oh, ti daremo quello che vuoi». Ma per tutti gli altri artisti l'approccio è: «Non conti nulla, possiamo trattarti come meglio riteniamo».
Quindi le superstar sono corrotte dai milioni di dollari che ricavano, al punto che sono disposte a fare qualunque cosa per i soldi. J. K. Rowling è un buon esempio: qualche anno fa è intervenuta in tribunale in Canada ed ha ottenuto una sentenza per la quale chi ha comprato i suoi libri non deve leggerli. Ha ottenuto un ordine attraverso cui la gente non può leggere i suoi libri.
Ecco cosa è successo. Una libreria ha esposto i libri per la vendita troppo presto, prima del giorno previsto per l'uscita. E la gente che entrava nel negozio diceva «Oh, lo voglio!» e lo comprava, portandone via una copia. Poi, si sono accorti dell'errore ed hanno cessato di esporre le copie. Ma Rowling voleva bloccare la circolazione di tutte le informazioni a proposito di questi libri, quindi è intervenuta in tribunale, ed il tribunale ha ordinato alla gente di non leggere il libro che era in loro possesso.
In risposta a ciò, chiedo un boicottaggio totale di Harry Potter. Ma non vi chiedo di non leggere i libri o guardare i film, dico solo che non dovreste comprarli né pagare i film. Lascio a Rowling la prerogativa di dire alla gente di non leggere i libri. Per quanto mi riguarda, se prendete i libri in prestito e li leggete va bene. [risate] Il tribunale ha potuto pronunciare questa sentenza, ma non ha potuto portare via i libri alla gente che li aveva comprati. Immaginate cosa sarebbe successo se questi libri fossero stati ebooks sullo Swindle. Amazon avrebbe potuto inoltrare un comando di cancellazione.
Ne consegue che io non ho molto rispetto per le star che arrivano a questo punto per ottenere più denaro. Tuttavia, la maggior parte degli artisti non sono così, non hanno mai ricevuto soldi a sufficienza per esser corrotti. Perché l'attuale sistema di copyright rende un cattivo servizio agli artisti. Così, quando queste compagnie chiedono di estendere la guerra alla condivisione, presumibilmente per proteggere gli interessi degli artisti, io sono contro di loro, ma vorrei proteggere meglio gli artisti. Apprezzo il loro lavoro, e mi rendo conto che se vogliamo che continuino a lavorare dobbiamo appoggiarli.
Sostenere l'arte
Ho due proposte su come sostenere gli artisti, in modo compatibile con la condivisione. Ciò ci permetterebbe di farla finita con la guerra alla condivisione, sostenendo gli artisti.
Un metodo usa denaro proveniente dalle tasse. Redistribuiamo una certa somma di denaro pubblico tra gli artisti. Ma quanto dovrebbe ottenere ogni artista? Si tratta di misurare la popolarità. Il sistema attuale in teoria sostiene gli artisti in base alla loro popolarità. Quindi, dico, prendiamo questo per buono, continuiamo questo sistema basato sulla popolarità. Possiamo misurare la popolarità degli artisti con qualche tipo di sondaggio o di campionamento, in modo da non dover sorvegliare nessuno. Si può rispettare l'anonimato delle persone.
Supponiamo di fare una stima approssimativa di popolarità per ogni artista, come facciamo a convertirla in una somma di denaro? Il modo più ovvio è: distribuire il denaro in proporzione alla popolarità. Quindi, se l'artista A è mille volte più popolare dell'artista B, A otterrà un migliaio di volte più denaro di B. Ma questa non è una distribuzione efficace del denaro. Non è indirizzare i soldi per un buon uso. E' facile per una star A essere un migliaio di volte più popolare di un artista di discreto successo B. Se usiamo una proporzione lineare, daremo ad A mille volte i soldi che diamo a B. E questo significa che si verificheranno solo due alternative: o renderemo A ricco sfondato, o non stiamo sostenendo B abbastanza.
Il denaro che usiamo per fare A enormemente ricco rappresenta un fallimento nel fare un lavoro effettivo di supporto delle arti; così, è inefficiente. Perciò dico: usiamo la radice cubica. Il concetto di applicazione della radice cubica è più o meno così. Il punto è: se A è un migliaio di volte più popolare di B, con la radice cubica A otterrà dieci volte quanto spetta a B, non mille volte tanto, ma solo dieci volte tanto. L'utilizzo della radice cubica va a spostare un sacco di soldi dalle star agli artisti mediamente popolari. E questo significa che con meno soldi si possono sostenere adeguatamente un numero molto più grande di artisti.
Ci sono due ragioni per cui questo sistema utilizzerebbe meno denaro di quello che paghiamo ora. Prima di tutto perché significherebbe sostenere gli artisti, ma non le società, secondo perché sarebbe uno spostare i soldi dalle star agli artisti di moderata popolarità. Ora, rimarrebbe il caso che più popolari si è, più soldi si ottiene. Così la star A in ogni caso otterrebbe più di B, ma non astronomicamente di più.
Questo è un metodo, e poiché non sarà una quantità di denaro tanto grande non è particolarmente importante il modo in cui prendere i soldi. Potrebbero derivare da una tassa speciale sulla connettività Internet, o potrebbe essere una voce di un budget generale che venga assegnato a questo scopo. A noi non importerebbe perché non sarebbe una cifra molto grande; sicuramente sarebbe inferiore a quanto stiamo pagando ora.
L'altro metodo che propongo è di effettuare dei versamenti volontari. Supponiamo che ogni player sia fornito di un pulsante utilizzabile per inviare un euro. Tantissime persone lo manderebbero, dopo tutto non sono tanti soldi. Penso che molti di voi premerebbero quel pulsante ogni giorno, per dare un euro a qualche artista che abbia fatto un lavoro che vi è piaciuto. Ma nessuno ve lo farebbe fare, non ci sarebbero richieste o ordini o pressioni di nessun tipo per inviare il denaro; lo si farebbe solo perché se ne ha voglia. Ci sono anche alcune persone che non lo farebbero perché sono poveri e non possono permettersi di versare un euro. Ed è un bene che non lo diano, non c'è bisogno di spremere soldi dai poveri per sostenere gli artisti. Ci sono abbastanza persone non povere che sarebbero felici di poterlo fare. Perché non dare un euro a qualche artista oggi, se si è apprezzato il suo lavoro? E' troppo scomodo darglielo? Quindi la mia proposta è di eliminare l'inconveniente. Se l'unico motivo di non dare quell'euro è che si avrebbe un euro in meno, si dovrebbe fare abbastanza spesso.
Quindi, ecco le mie due proposte su come sostenere gli artisti, incoraggiando la condivisione, perché la condivisione è buona. Facciamola finita con la guerra alla condivisione, e con le leggi come la DADVSI e la HADOPI, non sono solo i metodi che propongono ad essere sbagliati, sono le finalità ad esserlo. Ecco perché propongono misure crudeli e draconiane. Stanno cercando di fare qualcosa di cattivo in sé. Quindi, sosteniamo gli artisti in altri modi.
Diritti nel cyberspazio
L'ultima minaccia alla nostra libertà nella società digitale sta nell'assenza di un diritto a compiere certe azioni, nello spazio digitale. Nel mondo fisico, se hai certe opinioni e vuoi distribuire copie di un testo che le espone, sei libero di farlo. Potresti persino comprare una stampante per stampare questo testo, distribuirlo per strada, o affittare un negozio per farlo. Se vuoi raccogliere denaro per sostenere la tua causa, ti basta avere una lattina e la gente può inserirvi dei soldi. Non hai bisogno di ottenere l'approvazione o la cooperazione di qualcun altro per fare queste cose.
Ma su Internet ne hai bisogno. Ad esempio, se vuoi distribuire un testo su Internet, hai bisogno di aziende che ti aiutino a farlo. Non puoi farlo da solo. Se vuoi avere un sito internet, ti serve il sostegno di un ISP o di un servizio di hosting, e devi registrare un dominio. Quindi hai bisogno che loro continuino a lasciarti fare quello che fai. Quindi, stai agendo grazie alla tolleranza, non grazie al diritto.
E se vuoi ricevere denaro, non puoi semplicemente usare una lattina. Ti serve la cooperazione di un'azienda che gestisca i pagamenti. E ciò rende le nostre attività digitali suscettibili di essere soppresse. Ce ne siamo resi conto quando il governo degli Stati Uniti ha lanciato un distributed denial of service attack (attacco distribuito di negazione del servizio, DDoS) contro WikiLeaks. Sto giocando con le parole, poiché in genere questa espressione indica un altro tipo di attacco. Ma si adatta perfettamente a quanto è stato fatto dagli Stati Uniti. Gli Stati Uniti si rivolsero ai vari servizi di rete da cui WikiLeaks dipendeva, ed intimarono loro di tagliare il servizio a WikiLeaks. Ed essi lo fecero!
Ad esempio, WikiLeaks aveva noleggiato alcuni server di Amazon. Il governo degli Stati Uniti disse ad Amazon «Taglia il servizio a WikiLeaks», ed essi lo fecero, arbitrariamente. Poi, Amazon aveva alcuni nomi di dominio come wikileaks.org, e il governo degli Stati Uniti provò a disattivare questi domini. Ma non ci riuscì, alcuni di essi erano al di fuori del proprio controllo, e non furono disattivati.
Poi c'erano le società specializzate in pagamenti. Gli USA andarono da PayPal, e dissero: «Smettete con i trasferimenti di denaro a Wikileaks o vi renderemo la vita difficile». Dopodiché PayPal interruppe i pagamenti a Wikileaks. Poi andarono da Visa e Mastercard e li indusse a fermare i pagamenti a Wikileaks. Altri iniziarono a raccogliere denaro per conto di Wikileaks e il loro account fu pure chiuso. Ma in questo caso, forse si può fare qualcosa. C'era una società in Islanda che ha iniziato una raccolta di denaro per conto di Wikileaks, e così Visa e Mastercard hanno chiuso il suo account; ma non poteva più ricevere denaro neppure dai suoi clienti. Ora, pare che questa società abbia citato in giudizio Visa e Mastercard, secondo le normative dell'Unione europea, perché Visa e Mastercard insieme hanno formato un quasi-monopolio. Non è permesso loro arbitrariamente di negare il servizio a chi vogliono.
Bene, questo è un esempio di come le cose devono essere per tutti i tipi di servizi che usiamo in Internet. Se avete noleggiato un deposito per distribuire delle dichiarazioni dei vostri pensieri, o qualsiasi altro tipo di informazioni che è possibile distribuire legalmente, il padrone di casa non vi può cacciare solo perché non gli piace quello che dite. Finché si continua a pagare l'affitto, si ha il diritto di rimanere in quello spazio per tutto il periodo di tempo che si è concordato nel contratto. Di conseguenza ci sono dei diritti da far rispettare. E non possono sospenderti la linea del telefono perché alla compagnia telefonica non piace quello che hai detto o perché qualche entità potente non ha gradito le cose che dici e ha minacciato la compagnia telefonica. No! Finché paghi le bollette e rispetti alcune regole fondamentali, non possono toglierti la linea telefonica. Questo è ciò che significa avere dei diritti!
Quindi se spostiamo la nostra attività dal mondo fisico al mondo virtuale, allora o manteniamo gli stessi diritti nel mondo virtuale, o subiamo un danno. In conclusione, la precarietà di tutte le nostre attività su Internet è l'ultima delle minacce di cui vi volevo parlare.
Per altre informazioni sul software libero vi rinvio a gnu.org. Potete dare un'occhiata anche a fsf.org, il sito della Free Software Foundation, dove troverete diversi modi per sostenerci e potrete diventare membri della Free Software Foundation. […] Oppure potreste diventare membri di FSF Europe, fsfe.org. […]
Nota
- Nel 2017 si considera che i brevetti su programmi per l'ascolto di file MP3 siano scaduti.